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Il manifesto fallimento dello “spettacolo della politica” si scontra con le solide realizzazioni quotidiane di chi fa politica in profondità

rifuggendo le ingannevoli seduzioni del palcoscenico.

Nella scelta tra un effimero luccichio ed un’entusiastica scoperta di nuovi orizzonti si decide il destino delle culture alternative. E non soltanto.

Gabriele Adinolfi

 

 

“Ma questa è la mia dottrina:       chi vuole imparare a volare un giorno, deve imparare dapprima a stare in piedi, a camminare, a correre, a saltare, ad arrampicarsi e a danzare” Friedrich Nietzsche

 

 

Sei sgomento, sei spiazzato, sei disilluso, sei scettico ? Devi cambiare i parametri ai quali sei abiuato.

Pensiero/atto – Atto/pensiero.

Promulghiamo una rivoluzione culturale per far piazza pulita dei luoghi comuni che ci costringono al palo e che ci vengono dal marxismo e dalla reazione. Per colpa di tanti censori costruitisi nel nulla e schiavi dei riflessi condizionati, che per ignoranza o credulità si sono fatti portavoce di tutte le corrosioni possibili.

Gabriele Adinolfi

 

“Abbasso l’intelligenza, viva la morte !” Con queste parole Milan de Astray mise a tacere il cacadubbi Unamuno all’università di Salamanca durante la guerra civile spagnola.

Lo spettacolo della politica è parte integrante della società dello psicodramma.

Come confrontarsi sulla scena, da “teatro nel teatro”, rompendo i condizionamenti.

Come essere efficaci in una dimensione non priva di risvolti metafisici

Gabriele Adinolfi

 

 

Siamo circondati, condizionati, messi in scena. Il virtuale si è sovrapposto al reale e noi viviamo, immancabilmente agiti, in una dimensione fatta di specchi simmetrici che si riflettono rilanciandosi l’un l’altro l’immagine all’infinito. Spettatori e/o comparse di uno psicodramma senza capo né coda, come argutamente puntualizza Miro smussando gli angoli del Debord. Prigionieri del ruolo, dell’atteggiamento, perduti nella pornografia della banalità, incapaci d’incidere, impotenti.

A un passo dalla coscienza metafisica.

La crociata antifumo è un altro attentato alle libertà

I cortigiani ex sessantottini nuovi commissari politici del puritanesimo

Un epifenomeno di un vero e proprio scontro di civiltà

Gabriele Adinolfi

 

 

 

Nella mia vita ho fumato una sola sigaretta, nel novembre del 1981 a Madrid, in Plaza Mayor, per festeggiare con un rituale inusuale la fresca notizia che attendevo un figlio. Quindi il divieto di fumare non mi tocca. O meglio: non tocca le mie abitudini, i miei piaceri, i miei vizi; ma colpisce, eccome, il mio spirito di libertà.

Come è possibile centrifugare uno stagno residuale per avviare un’azione centripeta

Imperniata intorno all’organicità e alla comunità di destino ?

Gabriele Adinolfi

 

 

La selezione all’inverso: ne abbiamo parlato spesso, è la causa principale di molti mali.

Referendum: la diatriba fra scientisti e religiosi ha messo in luce un’incredibile pochezza

filosofica e spirituale. Dobbiamo assolutamente tenerne conto.

Non è più tempo di conservazione, ma di Arditi

Gabriele Adinolfi

 

“Venite gente vuota, facciamola finita :
voi preti che vendete a tutti un'altra vita ;
se c'è come voi dite un Dio nell'infinito
guardatevi nel cuore, l'avete già tradito
e voi materialisti, col vostro chiodo fisso
che Dio è morto e l'uomo è solo in questo abisso,
le verità cercate per terra, da maiali,
tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali ;
tornate a casa nani, levatevi davanti,
per la mia rabbia enorme mi servono giganti.
Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco
e al fin della licenza io non perdono e tocco
.”

(Francesco Guccini: Cirano)

 
 

Pietà !

Un’umanità stanca, sgretolata, sconnessa, tiepida, mediocre, infarcita di banalità, ha giocato al reality show dello scontro fra concezioni del mondo, ed ha fornito una pessima prova di sé.

 

Alcune considerazioni in margine ai tormentoni di prima dell’estate

Gabriele Adinolfi

 

A volte sono le stelle. Altre volte si tratta di intrecci politici di corridoio, fatto sta che in certi momenti accade di tutto.

O meglio, più propriamente, in certi momenti affiora di tutto, calano le maschere e diviene pubblico quello che tutti comunque sanno ma fingono di ignorare.

 Quelle pareti trasparenti in cui ci siamo rinchiusi e dentro le quali

diamo ben misero spettacolo di noi

Gabriele Adinolfi

 

 

Ai tempi della mia fanciullezza Superman, il super eroe capitalista e apolide, aveva un altro nome, lo chiamavano Nembo Kid. Il giornalino omonimo usciva regolarmente il sabato (toh guarda), mentre Pecos Bill era in edicola ogni venerdì e Robin Hood ogni giovedì.