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Si sta facendo in questi giorni un gran parlare (Racalbuto e Moggi permettendo) della condanna a ventiquattro anni inflitta all’onorevole Andreotti per l’omicidio Pecorelli. In aree abituate da sempre a subire soprusi, ingiustizie e sopraffazioni, il sentimento è palesemente oscillante: si va da una solidarietà nella sciagura ad una soddisfazione ostentata. Proviamo allora a sviscerare l’intera faccenda in tutti i suoi aspetti.
Ho letto, apprezzato e condiviso l’articolo di prima pagina, a firma Decio Siluro, concernente l’anniversario di El Alamein, dal titolo “celebrazioni globalizzate” apparso martedì 22 scorso su Rinascita.
In sintesi Decio manifesta rabbia ed indignazione perché quella che avrebbe dovuto essere una celebrazione del valore dei nostri combattenti è divenuta una banalizzazione da Pensiero Unico.
Il tentativo di manipolare la questione cecena proviene da diversi fronti.
Almeno tre soggetti, contemporaneamente alleati e rivali fino all’odio, hanno interesse ad alimentarla per porre in scacco la Russia e, con essa, l’Europa. Si tratta degli Stati Uniti, di Israele e dell’Integralismo islamico.
Il quadro nel quale si sono verificati il blitz ceceno e la fulminea repressione russa.
Tutti noi conosciamo gli eventi della Dubrovka, passiamo direttamente alle chiavi di lettura.
La questione cecena
Come faceva notare Eugenio Scalfari su Repubblica all’indomani del blitz, la questione cecena ha più un carattere nazionalistico che religioso. Maggiormente che ad Al Qaida, i guerriglieri ceceni sono assimilabili ai Palestinesi o ai Baschi. Il che, ovviamente, non azzera la differenza culturale e religiosa che divide la Cecenia dal mondo russo, ma non consegna, automaticamente, la resistenza cecena all’universalismo dell’integralismo islamico.
Continua l’eccidio in Palestina; Sharon prosegue a testa bassa la sua opera di macinasassi.
Con quale risultato finale ? Il genocidio ? L’espulsione di oltre due milioni di cittadini israeliani di origine araba verso lidi ignoti ? La capitolazione ? L’accettazione di una linea di demarcazione fra Israele e Palestina relativamente favorevole alla Tsahal ? L’inizio della fine ?
Il premier israeliano ha scelto la linea dura e la conduce senza esitazioni ma, forse, si sta rendendo conto che paga meno del previsto.
In attesa delle mosse di Bush è utile qualche considerazione.
1. La ricostruzione delle azioni belliche sulle Twin Towers e sul Pentagono non è credibile. Troppi sono i punti oscuri, le versioni fornite sui commandos sono a dir poco grossolane; si è poi completamente smesso di far riferimento a dati inquietanti (ad esempio al fatto che gli assalitori fossero a conoscenza dei codici segreti presidenziali). Insomma da parte degli Usa si nasconde qualcosa, o meglio, si nasconde la consapevolezza di una complicità particolarmente altolocata, sempre che non vogliamo parlare addirittura di regia.
Deve essere stato Skorzenj.
Più ci penso più mi convinco che deve essere andata così: chi altri potrebbe aver organizzato tanto meticolosamente le incursioni belliche su Manhattan e sul Pentagono ?
Diavolo di uno Skorzenj, si è finto morto per trentacinque anni e intanto nell’ombra reclutava ed addestrava alla perfezione dei volontari della morte, probabilmente originari di Hiroshima, di Nagasaki, di Dresda e, tanto per completare il lotto, di Belgrado, di Gaza e di Baghdad.
Gli Stati Uniti stanno per attaccare. Isolati, arroganti, forse vincenti a brevissimo termine, perdenti comunque, perché ben prima del previsto ne pagheranno il prezzo.
Condannati da ogni opinione pubblica, stigmatizzati da tutti gli statisti, da tutti i capi politici e religiosi di peso del pianeta, gli sbalorditi americani hanno visto di recente innalzarsi una sola, rassicurante, voce amica, quella di Oriana Fallaci.